Via del Rientro (con partenza Rosso Kora)

dallas700: Grazie a Facebook si imparano anche delle cose interessanti, non solo tempo perso a guardare inutili filmini demenziali. Difatti mi è balzata all'occhio una recente ripetizione di questa via, che unitamente alla sua presenza in una recente pubblicazione mi ha incuriosito. Un pomeriggio di ferie permette di scalare in Val d'Adige sostanzialmente in ombra. Sfidando il traffico di rientro sulla A1 e A22 dei tedeschi che hanno già finito le ferie, l'incognita del rovescio pomeridiano sempre possibile di questi tempi e i 29 gradi di temperatura esterna con l'umidità di Ho Chi Minh City, alle ore 16 attacchiamo. Il primo tiro di Rosso Kora non è affatto morbido oltre che poco solido. 6a, 25 metri. Sosta su fix in piazzola. Da qua si sbuca su un prato fiorito molto bello, che si percorre leggermente verso sinistra. L'attacco della Via del Rientro ha un rettangolo bianco di vernice dove però il nome non è più leggibile. Appena a sinistra, tra degli alberi, si trova invece il bollo della Via di Mezzo, utile come riferimento. Per il nostro itinerario, sopra la testa c'è un grande camino marrone, i fix recenti sono ben visibili. Primo tiro della via ufficiale che parte con una sezione su cui fare estrema attenzione. Salendo si arrampica su bella roccia marrone molto lavorata ma anche tanto fragile, serve essere delicati. Sosta su due fix con cordone e moschettone in una nicchia, prima che la via prenda verso sinistra. 5b/c, 25 metri. Secondo tiro in traverso ascendente verso sinistra, protezioni ravvicinate, roccia marrone caratteristica, che poi lascia il posto a un muretto fessurato grigio con passo esposto su ottimo calcare. Da ultimo verso sinistra a oltrepassare un traballante pilastrino oltre quale si trova la sosta abbastanza scomoda su due fix e due cordoni da collegare. 5c/6a, 25 metri. Terzo tiro, quello chiave, che parte verso destra da in cima al pilastrino con subito una sezione strapiombante impegnativa su roccia non sempre perfetta. Segue una placca stupenda difficile ma non poi così avara di appigli che si scala fino a un terrazzino con due fix di sosta. 6b, forse 1 p.6b+, 25/30 metri. Quarto tiro che inizia su terreno molto mosso tra pietre ed erba (fare molta attenzione). Si approda ad un successivo muretto con un'altra sosta (fix e clessidra) e si prosegue seguendo i fix su terreno più classico superando alcune sezioni più verticali, un traversino a sinistra e un risalto finale. Roccia molto bella, un paio di forbici farebbero comodo per dare una ripulita. Tiro di soddisfazione, 5b/c, 45 metri. Sosta su fix collegati da una fettuccia bianco-azzurra con moschettone senza ghiera (forse possibile una discesa in doppia?). Segue tiro di trasferimento su ghiaione, un'impresa non muovere niente. Salire diritti e andare a sostare su pianta sotto un'ultimo risalto, dove dalla sommità un capriolo ci stava osservando forse facendosi pure delle domande. Quinto tiro "non ufficiale", si sale prima a sinistra poi a prendere un canalino verticale di ottima roccia grigia e lavorata (nessuna protezione ma bastano dei cordini per gli spuntoni), da ultimo uscire a sinistra su comodo terrazzino con tre alberelli. III+ 15 metri. Per tracce evidenti, passando a destra di un altro risalto, a prendere un canalino e da qua alla traccia sommitale (segni di passaggio evidenti). Segue la lunga discesa verso Tessari (la stessa del Leone di Nemea), dove l'umidità penso che nella zona dei lecci abbia passato per alcuni minuti anche la soglia del 100%, al limite dello svenimento. Bel pomeriggio con Ulisse su una bella via recentemente richiodata in modo impeccabile ma dal forte sapore alpinistico, che riesce ben ad amalgamare classico e moderno. Un grazie a Beppe Vidali per la scoperta dell'itinerario e la sua valorizzazione.