Scala di valutazione per vie multipitch

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La difficoltà tecnica

grado max e grado obbligatorio

La valutazione della difficoltà tecnica dei passaggi è quella che attualmente funziona di più e che pertanto meno necessita di modifiche.
C'è tuttavia da rilevare come negli anni passati e ancora adesso per le vie classiche, si utilizzi una valutazione del passaggio singolo, mentre oggi è in uso la valutazione dell' intera lunghezza di corda, una pratica derivata dall'arrampicata sportiva.
Entrambe le prassi sono valide, ma ci sentiamo di dire che per le difficoltà elevate è sicuramente più attendibile il metodo utilizzato nelle falesie, in quanto tiene conto della continuità dello sforzo, e si riferisce esclusivamente ad una salita della lunghezza in libera (in stile "rotpunkt"). E' difficile, inoltre, dare oggi una corretta valutazione del singolo passaggio senza adoperare la scala in uso nel bouldering (la scala Fontainebleau - Fb), ovvero una scala più compressa di quella normalmente usata.
Questo problema è stato evidenziato soprattutto dalla necessità di valutare (normalmente nelle vie spittate, ma ultimamente anche in quelle tradizionali) la difficoltà obbligatoria, ovvero quel tratto che obbligatoriamente è necessario superare in arrampicata libera tra due protezioni. leggi ancora
Fino ad ora è sempre stato valutato stimando la difficoltà del tratto in questione senza particolari compressioni, ma più volte è stato evidenziato come questa valutazione sia altamente soggettiva e soprattutto come i parametri su cui si basa siano poco chiari e non univoci per tutti. Ci si deve riferire ad un tratto non superabile in artificiale o semplicemente a un tratto tra due protezioni fisse, non superabile diversamente da un arrampicatore che non faccia uso di artificiale?
Alcuni alpinisti e arrampicatori con all'attivo molte prime salite intendono per obbligatorio la sommatoria di due fattori: il primo è la difficoltà massima tra due protezioni; il secondo è l'ipotetico coefficiente di "godibilità" che corrisponde al minimo e necessario livello a vista per superare agevolmente la via.
La valutazione dell'obbligatorio dovrebbe essere proposta e considerata esclusivamente da colui che sale in stile rotpunkt la via.
Se lo stesso ne è anche il primo salitore, si ottiene un valore aggiunto che certifica l'onestà sportiva e da credibilità al suo operato. Questa valutazione dovrebbe essere il frutto di una sensibilità ed esperienza in materia al pari di quella necessaria per valutare i restanti gradi. In ogni caso, una via dovrebbe sempre essere salita interamente in stile rotpunkt prima che ne sia proposta una valutazione.
Altri arrampicatori avanzano proposte di valutazione dell'obbligatorio secondo la scala boulder, ma questo implicherebbe una generale rivalutazione di tutte le vie e si genererebbe ulteriore confusione, considerato il fatto che la scala boulder non è conosciuta da chi non pratica questa disciplina.
Noi crediamo che questo parametro (grado obbligatorio) vada mantenuto, ma che debba essere solo indicativo della difficoltà che si può trovare tra due tratti, senza la pretesa della precisione assoluta.
Esso potrebbe essere valutato con la normale scala falesia (come lo è ora), magari leggermente compressa, tenuto conto del fatto che si valuta un breve tratto e non l'intera lunghezza. Sarebbe importante utilizzare questo parametro quando effettivamente c'è un passaggio singolo o un tratto impegnativo e obbligatorio che può fare selezione.
Infine, per le vie tradizionali in cui ci sono dei tratti che si superavano in artificiale e sono stati poi liberati, si aggiunge alla massima difficoltà della via in libera anche la gradazione classica (es. 6b o 5c/A0).
Per le vie moderne viene invece indicato il grado massimo in arrampicata libera e tra parentesi il grado obbligatorio.

La proteggibilità

Questo parametro, estremamente utile, non ha mai incontrato i favori del pubblico alpinistico nella valutazione delle vie sulle nostre montagne. leggi ancora
Notoriamente in alcuni paesi come l'Inghilterra, si dà invece molta importanza a questo aspetto, tanto che è in uso una scala (la scala E) che valuta l'impegno psicologico derivante dall'affidabilità delle protezioni.Ma anche in America sono in uso varie scale, da noi poco conosciute, che tengono conto di questo fattore.
La scala inglese è molto precisa e affidabile, ma è indissolubilmente legata alla difficoltà tecnica della salita. Avremo quindi un grado elevato solo in presenza di difficoltà estreme e questo è difficilmente applicabile nel nostro paese dove nella maggioranza dei casi esistono protezioni in loco.
Occorrerebbe dunque utilizzare una scala che tenga conto esclusivamente della distanza e dell'affidabilità degli ancoraggi. Si può a questo scopo utilizzare la lettera "R" (rischio, risk), evitando la lettera "E" che genererebbe confusione con la scala inglese. Nel caso si valutino vie spittate, la "R" potrebbe essere sostituita dalla lettera "S", e la valutazione dunque si intenderà relativa solamente alla distanza tra gli spit. Per le vie miste si utilizzerà la sigla "RS".
A questo punto, posto che la scala è aperta verso l'alto, come dovrebbero essere tutte le scale di valutazione, occorre stabilire una definizione per ogni gradino in base alla distanza e all'affidabilità delle protezioni. Prendendo spunto dalla scala artificiale, abbiamo elaborato questa tabella in 6 gradi, dove il grado 6 consiste in una lunghezza quasi o totalmente improteggibile con rischi elevati di caduta fatale come è nell'arrampicata artificiale:

Proteggibilità Descrizione
R1 Facilmente proteggibile con protezioni sempre solide, sicure e numerose. Limitati tratti obbligatori. Lunghezza potenziale della caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.
R2 Mediamente proteggibile con protezioni sempre solide e sicure ma più rade. Tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale della caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.
R3 Difficilmente proteggibile con protezioni non sempre buone e distanti. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale della caduta fino a 7-8 metri al massimo e volo con possibile infortunio o caduta senza conseguenze e volo fino a 15-20 m.
R4 Difficilmente proteggibile con protezioni scarse o inaffidabili e/o distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale della caduta fino a 15 metri con possibilità di fuoriuscita di ancoraggi e volo con probabile infortunio o caduta senza conseguenze e volo fino a 25-40 m.
R5 Difficilmente proteggibile con protezioni scarse, inaffidabili e distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Possibilità di lunghe cadute e di fuoriuscita di ancoraggi che può determinare un volo molto lungo con probabile infortunio o caduta senza conseguenze e volo di oltre 40m.
R6 Improteggibile se non per brevi e insignificanti tratti lontani dai passaggi chiave del tiro. Una eventuale caduta può avere conseguenze anche letali e può causare la fuoriuscita della sosta.
S1 Spittatura normale come quella utilizzata in falesia. Distanza mai superiore ai 3/4 m tra uno spit e l' altro. Lunghezza potenziale della caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.
S2 Spittatura distanziata e tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale della caduta una decina di metri al massimo e volo senza conseguenze.
S3 Spittatura a volte anche molto distanziata, passaggi quasi sempre obbligatori. Distanza tra gli spit anche superiore ai 5 metri, voli lunghi ma non eccessivamente pericolosi.
S4 Spittatura molto distanziata (oltre i 7 metri), passaggi obbligatori. Una caduta può provocare un infortunio o caduta senza conseguenze e volo fino a 20 m.
S5 Spittatura oltre i 10 m, passaggi obbligatori e tratti dove una caduta può facilmente provocare un infortunio (caduta su terrazzi e cenge o al suolo). Anche le cadute senza conseguenze non sono mai inferiori ai 25m.
S6 Spittatura solo parziale e posizionata lontano dai passaggi chiave, tratti molto lunghi, anche superiori ai 20 m, in cui una caduta può avere conseguenze anche letali. Anche le cadute senza conseguenze non sono mai inferiori ai 40m.

La valutazione da adottare utilizzando questo parametro è una valutazione media nei tratti più impegnativi della via, in modo da dare un quadro medio della proteggibilità di una via.
Un problema può sorgere quando ci si riferisce a vie non particolarmente omogenee, dove si ha un tratto scarsamente proteggibile mentre, nella media, la via offre un impegno diverso. Lo stesso dicasi per quelle vie che in media hanno protezioni distanti e poi presentano un tiro su gradi tecnici molto superiori, ma con chiodatura molto ravvicinata.
In questo caso, ma solo nelle vie di particolare disomogeneità, si potrà adottare una doppia valutazione, una riferita alla media della via, l'altra al tratto più difficile, ma in linea generale questa pratica non dovrebbe essere adottata e si potrebbe evitare aggiungendo un + alla valutazione media della via.

L'impegno globale (o ambiente)

Dovendo sostituire la scala classica francese (D, TD, ecc.) nel valutare l'impegno globale di una via, l'ambiente in cui si svolge, la difficoltà di ritirata e la lontananza dal fondovalle, la scala più adatta è sicuramente quella americana in uso per le big wall, espressa in numeri romani da I a VII (ma si tratta sempre di scala aperta).
Questa scala è stata recentemente adattata alle vie di ghiaccio e affiancata alla difficoltà tecnica, espressa in numeri arabi. Non è difficile quindi pensare di estendere la scala anche alle vie di roccia, con qualche possibile correzione.

Ambiente Descrizione
I Una via corta che richiede poche ore, nei pressi della strada e con avvicinamento comodo, ambiente solare e ritirata comoda.
II Via di diverse lunghezze su una parete superiore ai 200 m, avvicinamento comodo ma superiore a 1 ora di marcia, ritirata comoda.
III Via lunga oltre i 300 m, ambiente severo, richiede quasi tutta la giornata per essere superata. Richiede un lungo avvicinamento e la ritirata può non essere veloce.
IV Via molto lunga, superiore ai 500 m, su parete severa e distante dal fondovalle. Richiede un' intera giornata per essere superata. La ritirata può essere complicata e non svolgersi sulla linea di salita.
V Via molto lunga stile big wall, richiede normalmente un bivacco in parete. Lungo avvicinamento, ritirata difficile, ambiente severo.
VI Big-wall che richiede più giorni di permanenza in parete, in ambiente di alta montagna, con ritirata difficile o avvicinamento e discesa molto lunghi.
VII Stesse caratteristiche del grado VI ma potenziate nel caso di big-wall che necessitano di una spedizione e più tempo di permanenza in loco per essere superate (Himalaya, Patagonia, Ande, Alaska, Groenlandia, Pamir, ecc.).

Come si deduce dalla tabella la gradazione è totalmente slegata dalla difficoltà, che andrà quindi sempre affiancata al numero romano.

Testi di Maurizio Oviglia, Erik Svab e Nicola Tondini
con la collaborazione di Valerio Folco, Manlio Motto, Rolando Larcher